Chi continua a sostenere che bisogna prolungare la scuola fino a fine giugno dimostra di non sapere nulla di come funziona la MOTIVAZIONE SCOLASTICA.
Ma proprio nulla eh!

Mi ero ripromessa di non parlare ancora di scuola (ma come si fa?), ed invece mi tocca farlo, visto che sono partiti addirittura i tavoli tra il neo ministro all’istruzione e le regioni e pare vogliano concretizzare la cosa: me li vedo, in stile ‘piazza del mercato’ a contrattare i giorni del calendario scolastico. Quanti giorni voi? 200?! Solo?! Ma no, facciamone 215!
O che ne dite di 220, dai, che così ci ricorda un po’ l’anno pandemico!

Nulla è ancora certo: chissà che, se si levano un po’ di voci dal basso, non si riesca ad arginare l’assurdità, perchè sono davvero stanca e stufa che chi non sa nulla di scuola e di apprendimento (ministri e politici inclusi) la tratti come se fossimo dal macellaio, della serie “un tanto di istruzione al chilo”.

Vado per punti? Massì, che magari così è più chiaro:

1) E’ indubbio che la Dad non sia come la presenza, e che possa aver lasciato delle lacune (soprattutto lo scorso anno) anche sui contenuti e sul programma (anche se “che palle”, stiamo sempre e solo a guardare contenuti e nozioni, nell’era dell’Internet…e vabbè), ma se anche così fosse, davvero noi pensiamo seriamente di recuperarli in 15-20 giorni? Cos’è, il bignami pandemico?
È ancora più svalutante e impoverente questo messaggio della possibile carenza di contenuti che può aver lasciato questo anno di Covid.

2) In Dad molti docenti e molti ragazzi hanno lavorato. Seriamente. Se non vogliamo guardare la qualità (su quella avrei da ridire, la Dad si poteva e doveva fare meglio, soprattutto ora), guardiamo almeno la quantità. Non è mancata, anzi, forse è aumentata! Con la Dad si son persi i confini, alunni e proff sono iperconnessi a tutte le ore; mail, classroom, upload e dowload, quintalate di ore a schermo.
Il digitale stanca, garantisco.
La Dad può portare a una dimensione di alienazione difficile da gestire, se non si è ben strutturati.
Quindi questo è stato, ed è tuttora, un anno scolastico pesante. Per tutti: insegnanti, ragazzi e famiglie.
E, quando una cosa è pesante da reggere, di solito non giova aumentare il carico, al limite si fa il contrario.

3) Ora, partiamo dal presupposto che in quei giorni di fine giugno i docenti sono in servizio (da sempre, per adempiere ad una miriade di questioni amministative e burocratiche che voi non avete idea) e che credo non avrebbero alcun problema a prolungare fino al 30 il loro lavoro in classe con i ragazzi (anzi, magari a qualcuno piacerebbe pure avere ancora tempo per spiegare qualcos’altro del programma), ma davvero questo gioverebbe ai nostri adolescenti?
Privati di spazi di socializzazione, dello sport, delle attività artistiche-musicali, segregati e iperconnessi nelle loro camerette h 24, e poi mandati al 50% in presenza a scuola in spazi, comunque urgenti e vitali, ma che non possono essere considerati ancora di vera e sana socializzazione (fermi al banco, mascherati, intervallo nella ‘classe bolla’ solo con i compagni, verifiche e interrogazioni a manetta quando si è in presenza), davvero troverebbero benessere emotivo in quei 15 giorni di scuola a giugno?
E poi è noto che quando fuori c’è il sole splendente ed è arrivata l’estate i ragazzi non vedono l’ora di stare chiusi in un’aula, seduti nei banchi…ma suvvia!

4) Prima di fare certe affermazioni dovremmo chiarirci meglio l’obiettivo: se è quello di offrire spazi di socializzazione e relazione ai ragazzi (e quanto ne hanno bisogno, è vero!), allora non è la scuola il contenitore giusto per darli, non in questo anno (forse poteva esserlo a giugno 2020), non alla fine di un anno così faticoso! Piuttosto che la scuola ospiti laboratori teatrali o musicali gestiti da educatori a fine giugno, che si organizzi un viaggio di istruzione di una settimana (così recuperiamo 2 anni di gite non fatte…perchè i ragazzi imparano cose anche divertendosi) o, meglio, che la scuola connetta i ragazzi con le realtà aggregative locali dedicate agli adolescenti (spazi giovani, associazioni sportive, ecc), aprendo la scuola al territorio. La famosa ‘comunità educante’, di cui si parla tanto, ma che si pratica poco.
O, infine, che si lascino i ragazzi liberi di tornare a frequentare autonomamente spazi informali, parchi verdi, campi da calcetto, panchine e piazze (reali e non virtuali).
Pensare che socializzeranno stando nei banchi altri 15 giorni a scuola, scusate, rasenta il ridicolo!

5) Se invece l’obiettivo, legittimo, è quello di recuperare contenuti e programma e soprattutto ‘colmare le lacune’ rimaste in alcuni ragazzi, e penso soprattutto a quelli che nella Dad si sono disonnessi, a quelli che hanno perso motivazione, a quelli che stanno faticando e forse lasceranno la scuola, allora di nuovo non sono i 15 giorni in più a giugno la soluzione! Immaginatevi un gruppo di atleti che fa una maratona: ora pensate a quelli che sono indietro, senza fiato, qualcuno è zoppicante, molti inciampano, e voi dite loro che, per aiutarli, avete pensato di aggiungere una decina di km alla corsa. Come la prenderebbero?
I ragazzi demotivati sono proprio quelli che a fine giugno, a scuola, non ci verrebbero più! Quindi per chi lo facciamo il prolungamento? Per quelli bravi, che hanno retto, che hanno saputo riorganizzarsi in Dad e che, quindi, non avranno proprio nulla da recuperare a fine giugno? Piuttosto predisponiamo dei corsi di recupero nelle varie materie appena finita la scuola, che siano un’opportunità e non un obbligo, pensati per chi ha bisogno, per chi vuole venire a recuperare. Magari qualche ora, un paio di mattine a settimana, i ragazzi ci vengono pure.
Mentre fare altre settimane di scuola a tempo pieno, #maancheno!

Non capisco proprio il senso di questa idea balzana del prolungamento fino al 30 giugno, perché il senso non c’è.
Così facendo non aiuteremo quelli che si sono persi hanno la motivazione a terra, mentre faremo solo incavolare, legittimamente, quelli che hanno lavorato, peraltro dando loro un messaggio svalutante.
Al loro impegno, alla Dad, al lavoro dei docenti.

Veramente vogliamo fare questa frittata?

I ragazzi demotivati e disorganizzati, che non stanno tenendo il passo e si stanno perdendo tra Dad e non-Dad, non hanno bisogno di più scuola a fine giugno!
Hanno bisogno di essere aiutati ora!!!
A loro serve che qualcuno li veda, li prenda per mano, rimoduli programma e attività per aiutarli a recuperare le lacune (ora!), hanno bisogno di non essere continuamente svalutati e giudicati da raffiche di 3 e di note sul registro che li porteranno a fare il drop-out scolastico tra qualche mese, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti ad organizzarsi, a trovare un metodo di studio, hanno magari bisogno di qualcuno che li ri-orienti su un’altra scuola, o su un corso professionale, senza che questo venga vissuto come un fallimento personale, arginando così la caduta a picco della loro autostima scolastica.
Hanno bisogno di adulti sorridenti, motivanti, fiduciosi che li aiutino ad uscire da quella maledetta capanna tecnologica in cui li abbiamo catapultati e che dicano loro: “anche in questa tempesta, anche in questo caos di anno scolastico TU ce la puoi fare, ti aiuto io, non ti lascio andare”.

Ne abbiamo di adulti così? O sceglieremo il prolungamento fino al 30 giugno per lavarci la coscienza di ciò che non stiamo riuscendo a fare ora?

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