“Io vedo il futuro come spinoso di problemi inattesi”. Lungimiranza questa conosciuta, verrebbe da dire, in particolare se la si rapporta a vent’anni fa ad un 2000 che non era terribile e nefasto come l’attuale. Certamente era comunque fosco: aggettivo collocato non a caso e utile per un calembour con il nome di battesimo di uno dei due protagonisti di questo libro intervista, rieditato per l’appunto ad un ventennio di distanza. Quindi Fosco Maraini a colloquio con MariaPia Simonetti, due personaggi appassionati di vita, cultura e della formula alchemica che le unisce. Dall’unione di questi due spiriti liberi ecco nascere una chiacchierata “intelligente, ironica, sobria e profonda” come l’ha definita la figlia Dacia Maraini in un’attenta e appassionata prefazione. Il resto lo hanno composto le due voci a confronto su temi di altissimo respiro. Uno spaziare tra antropologia, filosofia, linguistica e, sopratutto, viaggio come scoperta interiore più che mera traslazione fisica. Un “andare a vedere”, motto di Fosco Maraini che, trasposto nella contemporaneità, potrebbe a scoprire come “lo scendere nella memoria e nel passato può aprire lo sguardo al futuro”. Considerazioni assolutamente condivisibili e che testimoniano come sia necessaria la riscoperta di un personaggio fondamentale nel patrimonio culturale italiano. Un testo in cui si comprende la profondità di suggestioni letterarie che legano tra loro le fanfole, le sue fiabe fantastiche a diari di viaggio in un percorso svolto nell’arco di una settantina d’anni. In cui lo scrivere era ed è ancora, sempre e prima di tutto, un piacere e in cui c’è la consapevolezza che i libri da scrivere sono ancora molti. È una sintesi possibile di un uomo che ha precorso i tempi, proponendo una ricerca attenta e appassionata nell’osservazione di cose, persone e storie diverse. Che ha avuto la capacità di creare ponti tra mondi solo all’apparenza diversi. In cui la spiritualità, alla fin fine, può anche declinarsi nel definire Dio “Emcau, ente misterioso creazione amministrata universo”. Per, a sua volta, attribuirsi l’appellativo di “Citluvit” (cittadino in visita istruzione pianeta terra). Ecco allora manifestata, come una lucente epifania, l’assoluta importanza di fare proprie le esperienze di questi “depositari della memoria e della sapienza collettiva”. Operazione sempre preziosa e fondamentale.