Sono amici i due fiumi e non si sono mai visti e gli abitanti delle due valli si sono sempre conosciuti e si riconoscono ancora”. Si viaggia nel tempo in questo suggestivo testo, ristampa anastatica ed integrata dell’edizione scritta nel 1956 da uno dei più grandi intellettuali della Valle d’Aosta ma non solo, Renato Willien. Si torna ai tempi del secondo conflitto mondiale, epopea fatta di dolore, sofferenza ma anche di scoperta, forse sorprendente, di valori assoluti. Come l’amicizia dalle radici saldi tra le popolazioni di Valle d’Aosta e Tarantaise separate geograficamente dalla catena alpina ma in realtà accomunate nella cultura, nella lingua e nella tradizione di usi e costumi identici in forma e contenuto. Un senso di contiguità forte e condiviso che ancora oggi appare vivo e fecondo. Ma c’è stato un tempo in cui questo legame fu posto a grave rischio: la “pugnalata alle spalle” che venne perpetrata dal regime fascista nel giugno 1940 fu vissuta come un qualcosa di lacerante. Renato Willien, con una prosa misurata ma incisiva, ha saputo raccontare in modo efficace questa dolorosa esperienza vissuta in prima persona. Già perché l’allora Tenente degli Alpini ebbe modo di trovarsi in territorio francese, a Sainte Foy, sottoposto ingiustamente al malcontento della popolazione. Colpevole, suo malgrado, di un’occupazione da lui non voluta e definita “sbagliata e vile, iniziata per burla e finita in tragedia”. Un sentimento di repulsione che fu determinante per la sua formazione di convinto assertore di uno sviluppo costante dei rapporti transfrontalieri tra le due popolazioni valdostana e francese. La sua capacità fu di comprendere e far capire che solo con “buona volontà e reciproca comprensione” si possono appianare le difficoltà essere partecipi solidarmente delle vicende comuni e ritrovarsi in un senso di comunanza. Basi valoriali che Willien ebbe modo di manifestare con la convinta partecipazione alla Lotta Partigiana, prima, e all’adesione e promozione di scambi sociali e culturali, poi. Un testo che l’autore stesso definisce “mezzo romanzo e mezzo cronaca” in cui si possono trovare molteplici motivi di testimonianza, numerosi spunti di analisi di un periodo storico importante e decisivo per la costituzione di un reale e concreto sistema autonomista. Le riflessioni di Willien, in tal senso, sono quantomai attuali e sono testimonianza di una visione che andava oltre il tempo e lo spazio. Il capire, in sostanza che, al di qua e al di là delle Alpi si è “figli della stessa montagna”. Un racconto, questo “Tra la Dora e l’Isere” che rappresenta lo strumento ideale per mantenere vivo un passato che, troppo spesso, sembra “lontano e soprattutto dimenticato”. Tutto sommato è la manifestazione della volontà di mantenere la memoria, patrimonio da conservare e tutelare con amore e attenzione. Un libro fondamentale che potrà essere acquistato da
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